Di recente mi è capitato di leggere un testo molto interessante di Thomas Erikson sul “narcisismo collettivo” e su come esso influisca sulle piattaforme social più note.
Personalmente non sono mai stata una persona troppo social, ho passato anche lunghi periodi senza farne uso, fino a che ho preso la decisione di uscirne definitivamente per svariati motivi.
Non desidero con questo articolo condannare tali piattaforme che possono essere molto utili per chi le utilizzi per lavoro o per rimanere in contatto con amicizie lontane o che non vede da tempo.
Ammetto che negli ultimi anni ho notato un notevole peggioramento nell’uso dei social, vuoi perché ormai viviamo in un mondo in cui tutto è focalizzato sull’essere degli “influencer” e richiamare attenzioni solo per un like in più.
Non nego che internet sia il modo più veloce per mettersi in contatto con altre persone, ma questo ha attirato sempre di più truffatori, stalker, pedofili, hacker, bulli che hanno aumentato ogni forma di violenza fisica e psicologica. Per le persone più fragili i social possono portare a depressione proprio perché non vediamo la realtà dietro al profilo di un’altra persona, ma come il si vuole apparire.
Rivedendo il film “The Social Network” del 2010 diretto dal regista David Fincher, interpretato da Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake e Dakota Johnson, mi sono resa conto quanto il “narcisismo collettivo” sia davvero una realtà dei nostri tempi.
La storia di come Mark Elliot Zuckerberg ha ideato Facebook ed è diventato uno degli uomini più giovani ricchi al mondo, perdendo però amore e amicizie per la sua ambizione.
Le delusioni d’amore ci spingono spesso a focalizzarci sugli obiettivi, forse perché quella sensazione di risentimento ci spinge di agire verso un progetto positivo, che a tutti gli effetti non è sbagliato, purché questo non avvenga in preda al proprio egoismo personale, perché ogni nostra azione comporta sempre una conseguenza che coinvolge anche altre persone.
I social possono anche portare a tentativi di manipolazione, controllo, ossessione, proiezioni mentali ed episodi di invasione della privacy altrui.
Come è possibile utilizzare allora questi strumenti correttamente e al positivo?
Lo stesso Thomas Erikson nel suo testo “Il mondo è pieno di narcisisti” ci da qualche nozione in merito, ovvero utilizzarli con estrema diligenza se non utilizzarli il meno possibile salvo che per reali necessità.
Ma che cosa ha a che fare tutto questo con il tè?
Nasce una nuova rubrica su questo blog. Finora mi sono limitata a incentrarlo tutto sul tè, ma ora il mio percorso di vita sta cambiando e sento la necessità di rendervi partecipi di molte più cose attraverso i miei scritti.
“The Social Network” inaugura la nuova rubrica “quali film vi consiglio sorseggiando un buon tè”.
Tea Social Network
I recently happened to read a very interesting text by Thomas Erikson on “collective narcissism” and how it affects the most popular social platforms.
Personally, I have never been a very social person, I even spent long periods without using it, until I decided to leave it permanently for various reasons.
I do not want to condemn these platforms with this article, which can be very useful for those who use them for work or to stay in touch with distant friends or those they have not seen for a long time.
I admit that in recent years I have noticed a significant worsening in the use of social media, perhaps because we now live in a world where everything is focused on being an “influencer” and attracting attention just for an extra like.
I do not deny that the internet is the fastest way to get in touch with other people, but this has attracted more and more scammers, stalkers, pedophiles, hackers, bullies who have increased every form of physical and psychological violence. For the most fragile people, social media can lead to depression precisely because we do not see the reality behind another person’s profile, but how they want to appear.
Rewatching the 2010 film “The Social Network” directed by David Fincher, starring Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake and Dakota Johnson, I realized how “collective narcissism” is truly a reality of our times.
The story of how Mark Elliot Zuckerberg created Facebook and became one of the richest young men in the world, but lost love and friendships because of his ambition.
Disappointments in love often push us to focus on goals, perhaps because that feeling of resentment pushes us to act towards a positive project, which in all respects is not wrong, as long as this does not happen in the grip of our own personal selfishness, because every action of ours always involves a consequence that also involves other people.
Social media can also lead to attempts at manipulation, control, obsession, mental projections and episodes of invasion of other people’s privacy.
How is it possible then to use these tools correctly and positively?
Thomas Erikson himself in his text “The world is full of narcissists” gives us some information on this, that is, using them with extreme diligence if not using them as little as possible except for real needs.
But what does all this have to do with tea?
A new column is born on this blog. Up to now I have limited myself to focusing it all on tea, but now my life path is changing and I feel the need to make you participate in many more things through my writings.
“The Social Network” inaugurates the new column “which films do I recommend while sipping a good tea”.
No responses yet